Come Zwap mi ha aiutato a perfezionare il mio elevator pitch

L’imprenditore Luca Panseri racconta come usare Zwap l’ha aiutato a migliorare il modo in cui parlare della sua azienda a potenziali clienti e investitori.
Zwap e startup

Trenta secondi o poco più per raccontare come la tua azienda potrebbe cambiare il mondo: questo è il principio su cui si basa l’elevator pitch, una tecnica che molti imprenditori utilizzano per attirare l’attenzione di potenziali investitori o clienti.

Secondo la leggenda, a inventarla sarebbe stato Elisha Otis, fondatore dell’Otis Elevator Company, che durante una dimostrazione decise di provare l’efficacia del sistema di blocco da lui brevettato tagliando davanti a una folla di persone la corda di sicurezza del suo ascensore, posizionato all’equivalente di tre piani d’altezza. In soli trenta secondi, l’ascensore smise di precipitare nel vuoto grazie al sistema di Otis, che riuscì quindi a convincere il pubblico della validità della sua invenzione.

Oggi le dimostrazioni pratiche hanno lasciato spazio alle parole, ma il dilemma rimane lo stesso: qual è il modo giusto per convincere chi ti ascolta del valore delle tue idee?

Secondo l’imprenditore Luca Panseri, Zwap è un ottimo modo per farlo.

Come ho migliorato il mio elevator pitch

«Ho conosciuto Zwap grazie a un post su LinkedIn e ho subito iniziato ad usarlo con costanza: da maggio dello scorso anno a oggi penso di aver partecipato a quasi cento incontri!», racconta Panseri, fondatore di Lookup, quella che oggi è arrivato a definire semplicemente «l'app che ti premia se non guardi lo smartphone». Per molto tempo, però, le cose non sono state così semplici.

«È una questione di parole. Ogni volta che incontro qualcuno che non sa minimamente cosa faccia la mia azienda provo sempre a spiegarglielo. Il problema è che all’inizio avevo l’impressione che nessuno capisse l’idea dietro a Lookup», dice Panseri. «Dopo qualche incontro su Zwap ho capito che avrei dovuto scegliere meglio le parole che usavo, e non perché le persone con cui parlavo non fossero intelligenti, ma perché semplicemente non potevano leggermi nel pensiero».

Lookup nasce infatti dall’esperienza personale di Panseri e in particolare dal burnout che l’ha spinto a dire addio a qualsiasi app e social network per due mesi. Ed è proprio in quel periodo offline che arriva l’idea di creare un’app che premi la «disconnessione consapevole, equilibrata e costante».

«All’inizio usavo proprio questi tre aggettivi per definirla, ma non mi accorgevo che messi insieme perdevano di efficacia. Avrei dovuto spiegare per ognuno il loro significato, ma negli elevator pitch le spiegazioni ti fanno perdere non solo tempo, ma anche il ritmo del discorso e l’attenzione dell’interlocutore», spiega Panseri. «Da lì ho iniziato a ragionare sulle parole e sono arrivato a un elevator pitch migliore, più semplice ed efficace. Le parole che ho trovato grazie a Zwap ora sono alla base dell’intera linea di comunicazione di Lookup, dai social ai materiali dell’ufficio stampa».

Scoprire il lato umano del networking con Zwap

«Prima di fondare Lookup, non avevo nessuna familiarità con il mondo delle startup e della tecnologia», ammette Panseri. «Imprenditore in tutt’altro settore, ho avuto da subito bisogno di ampliare il mio network e trovare persone con le competenze che mi mancavano».

«Zwap in questo è stato molto importante, dato che mi ha permesso di incontrare persone che mi hanno dato consigli fondamentali sul mio business model, sul target a cui dovevo rivolgermi e su aziende o brand da contattare. Ho persino avviato una collaborazione con la prima persona che ho incontrato su Zwap, che ora fornisce uno dei servizi che gli utenti di Lookup possono vincere restando alla larga dai loro telefoni».

Ma Zwap non è solo business: è anche e soprattutto contatto umano. «Sulla piattaforma ho trovato solo persone molto propositive, che avevano un vero interesse nel far continuare la conversazione, nell’aiutare l’altro con un consiglio o un contatto utile. È per questo motivo che i feedback che ho ricevuto grazie a Zwap sono sempre stati più centrati rispetto a quelli che ricevo e continuo a ricevere online», riassume Panseri. Inoltre, «ho partecipato a molte discussioni incredibilmente costruttive su temi che mi stanno molto a cuore come il diritto alla disconnessione e la produttività. È stato bello trovare persone con cui avevo così tante cose in comune».

Quasi cento incontri dopo, Luca si sente una persona diversa: «sono molto più propenso a buttarmi e fare domande che prima ritenevo stupide: ora le faccio comunque». Ma soprattutto, è una persona che ha le idee chiare sul perché usare Zwap: per continuare a conoscere nuove persone simili a lui e perfezionare il suo progetto grazie ai loro preziosi feedback.

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