Giorgio Gaudio è un social impact designer con la vocazione per progetti legati al mondo dell'accessibilità, ma anche un membro della community di Zwap con una storia molto interessante da raccontare. Eccola!
Come sono diventato social impact designer
«Mi piace l’idea di inventare, il concetto di invenzione: ho tradotto questa mia attitudine nel mio percorso di studi. Ho frequentato lo IAAD a Torino, specializzandomi in design del prodotto. Poi ho lavorato in diversi studi di progettazione tra Reggio Emilia, Carrara, Torino e Basilea. Qui ho iniziato a lavorare di più sull’esperienza utente».
Cosa vuol dire “social impact designer”?
Giorgio ci ha spiegato che il cuore del suo lavoro è progettare oggetti (e non solo) sostenibili, democratici e che possano avere un impatto positivo sulla società.
«Ad esempio, il marciapiede classico non è inclusivo, perché crea una barriera che impedisce alle persone disabili di muoversi. Se progetto un oggetto, non è detto che funzioni nel mondo per tutte le persone. Bisogna capire approfondendo grazie all’antropologia e alla sociologia come verrà usato».
La carriera di Giorgio e la scoperta di Zwap
Giorgio ha avuto esperienze sia come lavoratore dipendente sia come freelance.
«Avevo un contratto a tempo indeterminato. Tuttavia non condividevo le scelte progettuali dell’azienda. Inoltre la cultura aziendale era a mio avviso un po’ tossica. Così per preservare la salute mentale me ne sono andato».
Inizia così la carriera da freelance.
«Cercavo su internet opportunità per il mio profilo, e così ho incontrato Zwap. Dal niente mi hanno scritto per un’opportunità - era il 2021».
Adesso Giorgio ha nuovamente cambiato vita ed è dipendente full time per uno studio di Basilea in Svizzera. Tuttavia ha amato molto il suo periodo freelance e non esclude di tornare a esserlo. Inoltre, ritiene che il periodo da freelance sia stato una risorsa nel suo cv.
«Grazie a i miei lavori da freelance molto verticali sul social impact design, mi sono fatto notare dallo studio Experientia, che è specializzato su questo tipo di progettazione. Cercavano proprio qualcuno che avesse avuto esperienza da freelance, che sapesse gestire il lavoro in autonomia. Il periodo da autonomo per me è diventato quindi una risorsa nel mio cv. Ma non escludo un giorno di ritornare freelance, dipenderà dalla vita e dalle circostanze». O
full time per uno studio di Basilea in Svizzera
Essere uno Zwapper
«Zwap per me è fondamentale perché permette un confronto genuino con altre persone professioniste nel mio campo.. Ad esempio, ho conosciuto un ragazzo che disegna textile sportivo. È nata tra noi una conversazione sulle nostre esperienze di carriera veramente molto arricchente».
Prosegue Giorgio:
«Nella mia esperienza, il freelance spesso si vede come individuo, ma dovrebbe imparare a vedersi come una comunità. Tra i progettisti si fa poco rete, per paura di rubarsi i clienti. E così aumenta la solitudine. Zwap toglie le barriere e aiuta a far passare il messaggio che collaborare porta solo vantaggi».
I consigli di Giorgio per trovare clienti
«Un consiglio che darei agli aspiranti freelance? Uno solo: fare».
Spiega Giorgio: «Un freelance parte senza clienti. Io non avevo una rete sociale dove cercare i primi clienti. Ma ho fatto tanti progetti personali. Dopo che li accumuli, con questi puoi creare un portfolio».
«Bisogna avere una spinta progettuale importante per lavorare senza commessa, ma si arriva a un punto di rottura. Infatti dopo che hai fatto molti progetti in un ambito specifico è più facile essere notati. Così è successo a me.».
Sì perché Giorgio spiega che trovare un ambito specifico di interesse è importante:
«Paradossalmente per lavorare di più bisogna andare contro la logica del prendere qualsiasi cosa. Così si inizia a essere conosciuti nel settore. Più che passaparola, lo chiamerei passaprogetto».
EdSexBOT: l’ultimo progetto di Giorgio Gaudio

Infine, abbiamo chiesto a Giorgio di raccontarci qualcosa sul suo ultimo progetto.
Si tratta di EdSexBOT, una soluzione smart su Telegram per diffondere l'educazione sessuale e abbattere stereotipi.
«Di sessualità a scuola si parla poco e male. In famiglia, dipende dalla fortuna: spesso il tema è affrontato con superficialità, ignoranza e si porta dietro il peso di dogmi e imposizioni», afferma Giorgio.
EdSexBOT sfrutta la tecnologia del BOT per fornire risposte automatiche a domande sulla salute sessuale, la sessualità, le identità di genere e molto altro, in un’ottica inclusiva e intersezionale. Attualmente il BOT risponde a più di 250 quesiti ed è stato curato da un team di professionisti e professioniste.
«L’obiettivo è arrivare nelle scuole, collaborare con le nuove generazioni e con chi è responsabile della loro educazione. E avere così un impatto sulla società».