5 consigli per fare networking e diventare un super connector

I super connector stringono legami con centinaia di persone provenienti da settori diversi: ecco 5 consigli per fare anche tu networking con successo.
5 consigli per fare networking

Nel 1973 Mark Granovetter, professore di sociologia all’università di Stanford, pubblicò un articolo scientifico sorprendente, uno dei più influenti di sempre nel suo ambito. 

S’intitolava “La forza dei legami deboli” e metteva in discussione l’idea di benessere individuale più diffusa in quel periodo. Molti sociologi pensavano infatti che il benessere delle persone fosse strettamente collegato alla qualità delle relazioni che stringevano con la loro famiglia e i loro amici: Granovetter dimostrò invece che la quantità di queste relazioni era importante tanto quanto la loro qualità.

Per farlo, Granovetter chiese a 282 persone in che modo avessero trovato lavoro: l’84% rispose che era stato grazie a un conoscente, un vicino o una persona che avevano incontrato per caso. «Le persone con cui passiamo molto tempo sono in possesso delle stesse informazioni che abbiamo noi», sintetizzò lo studioso, che arrivò a teorizzare che per trovare nuove idee, informazioni e opportunità i conoscenti (o i cosiddetti “legami deboli”) erano molto più importanti dell’aiuto di amici, partner e parenti (i “legami forti”). 

Cinquant’anni dopo, la teoria di Granovetter è ancora valida ed isuper connector, ne sono l’esempio lampante.

Identikit del super connector

I super connector stringono legami con centinaia di persone provenienti da settori diversi: a volte lo fanno per professione – lavorano nelle risorse umane, nelle pubbliche relazioni, in politica o nel giornalismo –, altre per curiosità personale. 

Nonostante il termine super connector sia abbastanza recente, queste persone esistono da secoli, come dimostra il caso di Lois Weisberg, la prima commissaria per la cultura della città di Chicago, in carica dal 1989 al 2011. Weisberg infatti conosceva attori, scrittori, parlamentari, dottori, avvocati, ambientalisti, agenti immobiliari, attivisti e mendicanti: persone provenienti da contesti molto diversi che riusciva a connettere tra loro grazie alla sua incredibile personalità.

Oggi molti professionisti hanno migliaia di connessioni su LinkedIn e si autodefiniscono super connector, ma la verità è che «l’unica cosa di cui hai bisogno è conoscere la persona giusta – quella di cui qualcun altro ha bisogno – ed essere disposto a mandare una mail e fare le presentazioni», spiega David Kleinhandler su Forbes.

5 consigli per diventare un super connector

La storia di Weisberg ti ha riempito di entusiasmo? Ecco 5 consigli per diventare anche tu un networker di successo:

1. Diventa ciò che sei

Sei una persona estroversa che ama i grandi eventi o un introverso che odia la ressa e preferisce i contesti più intimi? Non c’è una risposta sbagliata: l’importante è farsi la domanda. 


«Pensiamo che gli estroversi siano dei super connector nati, ma parliamoci chiaro: gli estroversi possono diventare fastidiosi quando decidono di monopolizzare la conversazione», spiegano Scott Gerber e Ryan Paugh, autori del libro Stop Networking and Start Building Business Relationships that Matter . «Gli introversi invece restano in disparte, ascoltano ma intervengono raramente. Entrambi devono fare leva sui propri punti di forza e imparare gli uni dagli altri».


2. Costruisci il tuo sistema

Ogni super connector ha il suo sistema per scovare occasioni in cui incontrare persone nuove e tenere traccia di chi sono per ritrovarle in un secondo momento. 


Un primo passo può essere quello di riallacciare i rapporti con le persone che conoscevi e che hai trascurato per mancanza di tempo. Inoltre, congressi, conferenze, feste e inaugurazioni sono occasioni perfette per allargare la tua rete di conoscenze. Anche i social network e gli strumenti di networking digitale sono l’ideale per avvicinarti a persone che non avevi idea di poter conoscere. 


Ogni volta che incontri qualcuno non dimenticarti di segnarti le informazioni principali (un foglio Excel va più che bene): nome, cognome, occupazione, interessi, inclinazioni, ma anche brevi aneddoti che hai scoperto o un breve riassunto di ciò di cui avete parlato insieme.


3. Unisci i puntini

Metà del lavoro del super connector è fare le domande giuste. «Sia gli introversi che gli estroversi devono imparare a fare il tipo di domande che genera risposte che portano a nuove domande», scrivono Gerber e Paugh. Al posto di chiedere “di cosa ti occupi?”, prova a chiedere “qual è la cosa che ti piace di più del tuo lavoro?”, “a che costa stai lavorando in questo momento?” o “che cosa ti piace fare nel tempo libero?”.


L’altra metà del lavoro è unire i puntini. «Le informazioni ci sono. Devi sono scegliere di farci caso», spiega Danny Meyer, fondatore di Shake Shack. Essere un super connector non è solo riempire un’agenda di nomi e numeri di telefono: è costruire relazioni positive e durature tra due o più persone che prima non si conoscevano tra loro. 


4. Non dimenticarti del follow-up 

Si dice che l’agente cinematografico Ari Emmanuel faccia 300 brevi telefonate al giorno ai suoi clienti per chiedere: «Come posso aiutarti? Tutto bene? Hai bisogno di qualcosa?».


Forse 300 telefonate al giorno sono un impegno troppo grande, ma la mentalità è quella giusta: non ha senso conoscere qualcuno e poi non contattarlo più (a meno che ci siano buoni motivi per non farlo). Di solito, un breve ringraziamento e un invito a vedersi di nuovo sono sufficienti per mantenere vivo un legame appena nato.


5. Risveglia la tua generosità


Uno dei protagonisti del libro di Gerber e Paugh è Adam Rifkin, un imprenditore che è un grandissimo sostenitore del “favore da cinque minuti”: spesso infatti basta ricondividere un post sui social network, inviare un brevissimo messaggio o prendere un caffè al volo con qualcuno per fare nascere un legame di valore.


Essere un super connector non vuol dire infatti smettere di fare il proprio lavoro, ma acquisire una mentalità diversa, basata sulla generosità. «La più grande fonte di motivazione che sprechiamo è la nostra voglia di aiutare gli altri: concentrarci su come avere un impatto sulle loro vite può renderci più produttivi che pensare solo a noi stessi», conclude Adam Grant, professore di management all’Università della Pennsylvania.

Table of contents

Entra nella community per i remote workers che vogliono crescere insieme!

Thank you! Your submission has been received!
Oops! Something went wrong while submitting the form.
Unisciti alla community

Post recenti

Zwap
La community per builders e innovatori che vogliono espandere la propria rete e accelerare la propria carriera.
© 2023 Zwap. All rights reserved. P.I. 02872710906
loghi partner