Cos’è il deep work e come può aiutarti a ritrovare la concentrazione

Il deep work permette di lavorare in uno stato di concentrazione totale. Ecco qualche consiglio per applicare questa tecnica ed esprimere le tue capacità.
Come restare concentrato quando lavori da remoto

Due volte all’anno Bill Gates trascorre qualche giorno in una casetta in mezzo al bosco da solo, lontano dal resto del mondo e con il telefono spento. Gates le chiama «settimane per pensare» e forse non esiste definizione migliore, dato che le uniche attività a cui si dedica sono leggere e riflettere.

Senza mail, telefonate o notifiche a disturbarlo, il cofondatore di Microsoft dedica questo tempo al «lavoro profondo», uno stato di concentrazione molto intenso che gli permette di sfruttare a pieno la sua creatività e le sue doti di pensiero. È proprio durante queste «settimane per pensare» che sono nate alcune delle più grandi innovazioni della sua azienda, tra cui il lancio di Internet Explorer nel 1995.

Per fortuna, fuggire per settimane nella natura non è l’unico modo per farsi venire grandi idee: secondo Cal Newport, professore di informatica alla Georgetown University, è possibile lavorare con la stessa concentrazione di Gates nel bosco rimanendo comodamente seduti alla stessa scrivania di sempre. E no, la soluzione non è rendere il tuo studio in una serra in miniatura (insomma, non l’unica!).

Cos’è il “deep work” e perché è utile

Nel suo libro Deep work. Concentrati al massimo, Newport definisce infatti il «deep work» (in italiano, lavoro profondo) come uno stato di concentrazione assoluta durante il quale il cervello assimila nozioni molto velocemente e riflette intensamente. Tuttavia, per raggiungere questa sorta di “nirvana cerebrale” è necessario allenare le proprie capacità cognitive ed evitare le distrazioni, un compito che all’epoca dell’economia dell’attenzione diventa ogni giorno più difficile e, allo stesso tempo, necessario. 

In un sistema in cui sempre più aziende decidono di attingere gratuitamente alla nostra attenzione per trasformarla in profitto, «il lavoro profondo è una moneta di scambio fondamentale», spiega il professore. La capacità di comprendere la complessità dei problemi e progettare soluzioni creative è sempre più rara ed è, in fondo, una delle poche armi che abbiamo a disposizione contro i progressi dell’intelligenza artificiale. 

Oltre alle distrazioni, Newport segnala inoltre l’influenza negativa del «shallow work» (o lavoro superficiale), ovvero il tempo che si trascorre per svolgere compiti che non richiedono uno stato di intensa concentrazione o l’applicazione di capacità difficili da replicare. Secondo una ricerca svolta da Asana, i dipendenti trascorrono più della metà del loro tempo rispondendo alle mail, partecipando o organizzando riunioni e coordinando progetti. 

«Trascorrere molto tempo in questo stato di frenetica superficialità riduce permanentemente la tua capacità di concentrarti profondamente», afferma Newport. Ma come mettere da parte notifiche e interruzioni e fare spazio al lavoro profondo? Ecco qualche consiglio da seguire.

4 strategie per ritrovare la concentrazione e lavorare meglio

1. Crea un rituale 

Secondo alcune ricerche, il cervello ha un debole per le associazioni: se prima di iniziare a lavorare pulisci la tua scrivania o ti versi una tazza di caffè, la tua mente registrerà l’associazione tra le due azioni e tenderà ad aspettarsi la seconda poco dopo la prima. Creare un piccolo rituale da seguire ogni mattina ti sarà utile nei giorni più intensi, quando nonostante la stanchezza e la mancanza di motivazione il tuo cervello ti spingerà comunque a concentrarti su ciò che devi fare.

Lo stesso ragionamento vale per la suddivisione della giornata: dividila in blocchi e assegna a ogni periodo di tempo un compito da svolgere. Per organizzarti al meglio puoi utilizzare Google Calendar, oppure affidarti alla tecnica Pomodoro e alternare periodi di concentrazione a momenti di pausa, limitando comunque l’accesso ai social network e ad altre fonti di distrazione. 

Pianifica il tutto la sera prima, in modo che il tuo cervello abbia tempo per associare i due elementi e reagire in maniera tempestiva.

2. Fai stretching (mentale)

Lavorare è come «guidare una macchina», spiega alla BBC Sophie Leroy, professoressa di management dell’Università di Washington Bothell: «puoi aumentare la velocità gradualmente o passare da 0 a 60 km all’ora».

 Il problema è che se tratti il tuo cervello come una macchina da corsa, rischi di andare fuori strada (o di avere la spiacevole sensazione che sia ora di cambiarlo): se invece impari a riscaldare i motori e a studiare la strada, te la caverai con qualche graffio. 

Metafore automobilistiche a parte, il succo è che il cervello va allenato gradualmente ai ritmi di lavoro, senza fissarsi obiettivi irraggiungibili: per farlo puoi affidarti ad alcuni strumenti per la produttività come Toggl o Forest. Ma soprattutto, ricorda di darti il tempo la mattina per ingranare e tieni sempre a mente che è difficile dedicare più di quattro ore al giorno al cosiddetto lavoro profondo. 

3. Pianifica le interruzioni 

Lavorare senza interruzioni è (quasi) impossibile: prima lo accetti, meglio è. «Frustrazione, rabbia, stress e ansia sono le risposte emotive più comuni quando veniamo interrotti. Queste emozioni tendono a influenzare il nostro lavoro e rendono più difficile concentrarsi», spiega Leroy. « L’unico modo per diminuire le probabilità di sentirci frustrati, arrabbiati, stressati o ansiosi è accettare il fatto che verremo interrotti. Nessuno arriverà mai a dire ‘Che bello, sono stato interrotto!’, ma è bene affrontare le distrazioni con pragmaticità».

4. Non sottovalutare i tempi morti

Secondo Barbara Oakley e Terry Sejnowski, due esperti in neuroscienze, il nostro cervello può elaborare le informazioni e risolvere i problemi utilizzando due strategie diverse: il pensiero focalizzato (focused mode) o il pensiero diffuso (diffused mode).

Il pensiero focalizzato corrisponde a grandi linee al concetto di lavoro profondo, mentre il pensiero diffuso presenta delle caratteristiche complementari, ma non per questo meno interessanti. 

Il pensiero diffuso infatti avviene quando lasciamo vagare liberamente i pensieri: mentre siamo rilassati, il cervello è in grado di trovare una soluzione creativa a un problema o collegare idee che prima ci sfuggivano. È importante quindi non sottovalutare le pause, i momenti di attesa o di riposo e soprattutto non riempirli compulsivamente con attività che “uccidono” il pensiero diffuso, come inseguire le notifiche.

In conclusione, l’insegnamento più grande che arriva dalla scienza è uno solo: ripensare alle aspettative che hai sulla giornata-di-lavoro-perfetta. Come ricorda anche la neuroscienziata Grace Lindsay, «l’idea che esista una sola soluzione e che sia valida per sempre non è realistica. Esistono moltissime definizioni di successo»: la vera sfida è trovare quella giusta per te.

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